giovedì 29 marzo 2012

Il sobrio fondo ubriaco

DON PAOLO FARINELLA –
Se Mario Monti, detto il «tecnico» è il presidente del consiglio «sobrio», allora vuol dire che gli ubriachi sono astemi. Berlusconi era un debosciato, Monti è un illiberale e anche un presuntuoso. Ha avuto bisogno di andare in Corea (la coerenza degli eventi è sempre di grande eccellenza!) per ricattare gli Italiani e lasciarsi andare a panzanate di stampo andreottiano. Il professore è suscettibile: va giù nei sondaggi e lui si ripicca come un deboluccio gracidante che si dà un tono per non morire di paura: «lei non sa chi sono io!». Si che lo sappiamo, caro tecnico politico.

Il ricatto è semplice: «se gli Italiani non sono pronti, io lascio». Bravo! Bis! Mai stupidaggine più banale si è sentita da un presidente del consiglio che ad ogni piè sospinto non esita a dire ci essere «equo, sobrio e serio». Per smentire questa trilogia basta pensare alla «sora Fornero» o a Michel Martone o al ministro degli esteri, emblemi lombrosiani dall’eloquio da cura psichiatrica.

Il professore sobrio ha stravolto la realtà perché non sono gli Italiani che devono essere pronti, ma è lui che deve stare attento perché non è il padrone dell’Italia, ma solo un servo di un popolo sovrano che, se vuole, lo può scaraventare giù da una finestra di Palazzo Chigi senza nemmeno pensarci due volte. Ecco come si stravolgono le regole, le leggi e la Costituzione. Secondo il Monti-pensiero, quello che lui decide deve essere accettato a scatola chiusa, come se fosse una scatola di EX Cirio, che per quella pubblicità fallì e fu depredata e liquidata per un tozzo di pane?

Fino a a prova contraria e a Costituzione invariata, è il governo che deve dipendere dal paese e non l’inverso. E’ la democrazia, bellezza! Solo la democrazia! Con quella dichiarazione da estremista coreano, abbiamo toccato il fondo e forse andremo ancora più sotto perché l’impegno del governo è di creare una precarietà instabile permanete vita natural durante. Ha un bel dire che il lavoro sarà per tutti «indeterminato», salvo licenziamenti e flessibilità in uscita, senza andare tanto per il sottile. Fino ad ora di una cosa siamo certi: l’impegno del governo è l’abolizione dell’art. 18, impugnato come un trofeo da sbandierare sulle piazze pazze del pazzo mercato, come a dire alle aziende italiote ed esteriote: venite in Italia, dove potete licenziare quando volete.

Non c’è ancora una sola norma che metta un argine a questa falcidia programmata e garantisca che le ditte non possano licenziare a capriccio. Per ora sono solo parole, parole, parole e se il mattino si vede dal buon giorno, alla luce delle scelte operate dal governo che si legge Berlusconi e si pronuncia Monti, il peso più tragico lo pagheranno ancora e sempre il ceto debole, coloro che non hanno strumenti per ribellarsi e mandare tutti all’aria trita e ritrita di un governo, i cui componenti non hanno alcun problema di articolo 18, per cui possono legiferare per gli altri perché tanto … e chi se ne frega?


Il lavoro non c’è, le tasse aumentano, i servizi si pagano, le detrazioni diminuiscono, gli esodati ai quali lo Stato aveva fatto una solenne promessa di mandarli in pensione ad una certa età e con certi contributi, mentre sono costretti a vivere due/tre/quattro/sei/dieci anni senza stipendio e senza pensione e quindi? La sora Fornero ha sbagliato anche i calcoli. Pensava lei, la signoooora! Che gli esodati sarebbero stati meno di 50 mila, invece oggi si accorge che sono non meno di 350 mila e l’hanno pure fatta ministra! Non ha sbagliato di una decina di unità, ma di trecentomila! Sorbole! Cosa resta ad un cittadino comune che oltre agli attacchi concentrici del governo deve sorbirsi anche il pistolotto del presidente del consiglio coreano, Monti Marietto? O si spara o spara. Oltre c’è solo loa disperazione caduta nel fondo ubriaco di un signore per caso che si chiama Marietto Monti.

don Paolo Farinella

(29 marzo 2012)